Il Riposo della Polpetta
Il Riposo della Polpetta è una raccolta di circa 200 brevi articoli scritti nell’arco di 5 anni da Massimo Montanari e apparsi sul mensile “Consumatori”, rivista dei soci Cooop, sulle pagine domenicali di Repubblica, nonché pubblicati anche in altre sedi.
Massimo Montanari è un medievalista, docente ordinario presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, dove insegna Storia medievale e Storia dell’alimentazione; direttore del Master Europeo in Storia e cultura dell’alimentazione e insegna presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. E’ un esperto dell’alimentazione a livello mondiale che studia ed analizza l’influenza della cultura gastronomica sulla società, dallo sviluppo economico all’organizzazione sociale, dalla mentalità ai valori culturali. La storia dell’alimentazione intesa come chiave per comprendere la società nel suo insieme.
“L’uomo è ciò che mangia” è interpretabile a seconda delle culture o del proprio modo di pensare.
Un filosofo tedesco dell’Ottocento, Ludwig Feuerbach, scrisse una frase destinata a grande fortuna, che sentiamo spesso ripetere: “L’uomo è ciò che mangia”. Voleva dire che l’identità dell’uomo non dipende da identità astratte, ma coincide con la sua corporeità, dunque col cibo che giorno dopo giorno viene immesso nel suo corpo per farlo vivere e funzionare. Feuerbach esprimeva una concezione radicalmente materialistica dell’uomo e del mondo, riconducendo tutta la realtà, sia le cose, sia le idee, alla loro dimensione concreta.
Feuerbach, naturalmente, scriveva in tedesco. E in tedesco la famosa frase possedeva una sfumatura particolare, intraducibile nelle altre lingue: in tedesco, infatti, la terza persona singolare del verbo essere e la terza persona singolare del verbo mangiare sono molto simili nella scrittura e quasi identiche nella pronuncia: ist (con una esse) vuol dire “è”; isst (con due esse) vuol dire “mangia”. Allora, la frase è anche un gioco di parole: Mann ist, was er isst, a leggerla, vuol dire “L’uomo è ciò che mangia”; a dirla, sarebbe come: “L’uomo è ciò che è”, oppure: “L’uomo mangia ciò che mangia”. Ciò che viene suggerito in maniera ancora più forte e paradossale di quanto non appaia in traduzione, è una perfetta identità fra le due cose: essere e mangiare. Ludwig Feuerbach ci insegna che non esistono simboli senza materia, ma neppure materia senza simboli. Per questo, quando parliamo di cibo e cultura, non parliamo di due realtà diverse, separate o magari contrapposte, ma di una realtà unica: il cibo è cultura.